Cesare Battisti è stato assicurato alla giustizia dopo una latitanza di 37 anni. Una buona notizia, per la quale è giusto ringraziare le forze di polizia che hanno concorso alla cattura. Ma c’è una misura nelle cose. La speculazione politica della vicenda è fin troppo evidente, e per me nauseante. I toni da curva (“marcire in galera” e simili) non si addicono a esponenti istituzionali. E neppure l’indicazione al pubblico disprezzo del capro espiatorio ideologico, “assassino comunista”. C’era davvero bisogno per esempio che due ministri andassero all’aeroporto ad accogliere il latitante? Propaganda, solo propaganda di parte, a uso e consumo di quel grande frullatore di suggestioni di pancia che è diventata la comunicazione politica nell’era dei social media.
Vogliamo semmai trarre un impegno concreto da questa vicenda? Governo e forze dell’ordine ora si occupino – come ha auspicato il presidente Mattarella – di tutti i latitanti italiani che hanno fatto perdere le loro tracce all’estero, tra i quali figurano numerosi ex eversori e terroristi di ogni colore politico e matrice ideologica.
Il Corriere della sera di oggi ne compila un dettagliato elenco.