Ho letto quel che commentatori dei giornali e oppositori del governo scrivono sulla manovra economica. Critiche, più o meno severe ma critiche. Liberissimi di dissentire, ci mancherebbe. Ma su un punto credo che non si possa avere dubbi: è la prima manovra che inverte la rotta, anziché togliere restituisce qualcosa ai più deboli, alle persone stremate dalla crisi economica, ai piccoli artigiani e professionisti con partita Iva che non ce la fanno più, ai pensionati al minimo inchiodati a pensioni da fame, ai truffati dalle banche, ai giovani del sud disoccupati e senza reddito.
Non basta? Certo che non basta. È insufficiente rispetto alle esigenze? Certo che lo è. Non mantiene tutte le promesse? Non si può negarlo. Ma è un primo passo nella direzione giusta. L’austerity europea in questi anni ci ha strozzato, imponendoci una politica di tagli e tasse che non ha prodotto alcun risultato positivo: sono aumentati sia il debito pubblico sia la povertà privata. Ora è il tempo di provare un’altra strada. Dare un po’ di soldi in più a chi è in difficoltà era ed è la prima cosa da fare. Con il reddito di cittadinanza, l’aumento delle pensioni minime e di invalidità e la quota 100 – sia pure in chiave ridotta rispetto alle aspettative – il governo ha varato misure ispirate a un’idea di giustizia sociale.
Un Abbraccio da Como
Fiorenzo