Licenza di sparare? Preferirei di no

Salvini non si ferma. Ergersi a ruvido alfiere dell’ordine e della sicurezza è un gioco che gli è congeniale e che per ora gli porta consenso: in questo momento i sondaggi danno la Lega oltre il 29 per cento. Dopo la chiusura dei porti e l’annuncio di schedatura dei rom, la prossima mossa sarà la riforma della legittima difesa, già annunciata dal sottosegretario Molteni. L’obiettivo è consentire di sparare a vista contro chiunque ci entri furtivamente in casa o in ufficio, superando il limite dell’attuale normativa che prevede la proporzionalità fra pericolo e reazione.

 

Punto cardine l’articolo 1 della proposta che fu presentata in parlamento dalla Lega la scorsa legislatura: difesa legittima e difesa domiciliare. L’articolo prevede che “si considera che abbia agito per legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario o di chi ha la legittima disponibilità dell’immobile, con violenza o minaccia di uso di armi di una o più persone, con violazione di domicilio”.

 

In sostanza vuol dire: licenza di sparare a chiunque s’introduca in una abitazione privata o in luogo di lavoro, da parte di chi sia in possesso di regolare porto d’armi. In questi casi non ci sarà bisogno di dimostrare la proporzionalità tra la difesa e l’offesa.

 

A molti italiani tale riforma piacerà. Io la trovo pericolosa.

L’esigenza di sicurezza è sacrosanta. La necessità di rafforzare il contrasto al crimine di maggiore allarme sociale, è inderogabile. Ma trasformare i cittadini in pistoleri e incoraggiare le persone a farsi giustizia da sole, non credo proprio che garantirà più sicurezza. Qui negli Stati Uniti, dove vivo, ne sappiamo qualcosa. Spero davvero che il M5s riuscirà a bloccare questa deriva.

Un abbraccio da New York

Fiorenzo

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