Sardine, Le Rispetto Ma Non Mi Convincono 

 

In poche settimane le Sardine hanno riempito decine di piazze e occupato le prime pagine dei giornali. Le presenze in TV si sprecano, i sondaggi le esaltano. Ma cosa c’è dentro questo movimento, al di là di un positivo ritorno alla partecipazione e di un condivisibile appello all’antifascismo, alla tolleranza e al civismo, in chiave antisalviniana?

Ho provato a capirlo, ma non mi sembra che ci sia granché di nuovo e di propositivo.

Le dichiarazioni dell’onnipresente front man Mattia Santori sono una moderna interpretazione della supercazzola, un generico richiamo ai buoni sentimenti, all’uso della testa contro la pancia.

Nemmeno le “proposte” espresse sabato 14 dicembre sul palco di piazza San Giovanni aggiungono molto. Si chiede alla politica di usare in modo trasparente i social, si esortano i ministri a parlare solo sui canali ufficiali, si propone di mettere al bando ogni forma di violenza verbale e di “ripensare” il decreto sicurezza. Cose così.

Ho l’impressione che le Sardine (che agiscono perlopiù in buona fede) siano tanto coccolate dai media proprio per questo: tolgono la scena a Salvini, riempiono le piazze senza creare problemi ai poteri di sempre, richiamano alla partecipazione le persone deluse dai partiti. E in definitiva portano acqua al mulino del PD.

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