Verità e giustizia per Stefano Cucchi

Il caso Cucchi finalmente è a una svolta. Pochi giorni fa uno dei carabinieri coinvolti ha ammesso davanti ai giudici il pestaggio conseguente all’arresto di Stefano, chiamando in causa i colleghi. “Si è rotto il muro dell’omerta'”, ha dichiarato la sorella Ilaria, che in questi nove anni non ha mai desistito dalla lotta per ottenere verità e giustizia. Senza di lei e senza il suo tenace avvocato Fabio Anselmo non saremmo mai arrivati a questo punto.

Ora si fa concreta la speranza di pervenire a una sentenza di condanna per i responsabili di quel gravissimo abuso. Chi ha ucciso Stefano Cucchi deve essere condannato senza sconti e cacciato con disonore dell’arma dei Carabinieri. Ma non si devono perseguire soltanto gli esecutori materiali di quel delitto. Devono essere individuati e sanzionati quegli ufficiali che a vari livelli hanno coperto gli assassini e ostacolato le indagini. Perché qui sta il punto: l’impunità di chi delinque in divisa è la regola, non l’eccezione.

Il caso Cucchi non è certo un episodio isolato. Sono innumerevoli le vicende di abusi delle forze dell’ordine verificatisi negli ultimi anni. Molte sono finite con la morte dei malcapitati. Raramente si è arrivati alla condanna e all’espulsione dei colpevoli. C’è una costante che collega quasi tutti questi fatti, dal G8 di Genova in giù: la complicità dei vertici di polizia e carabinieri nell’insabbiare le responsabilità penali e disciplinari dei loro sottoposti. Una condotta omissiva di stampo mafioso, ispirata a un malinteso spirito di corpo, ancor più grave se si considera il giuramento di fedeltà alla Costituzione richiesto a chi sia chiamato a difendere la pubblica sicurezza.

Un grande abbraccio da New York ai genitori e alla sorella di Stefano Cucchi, che hanno conosciuto sulla loro pelle il volto criminale dello Stato senza mai perdere la fiducia nella Giustizia.

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