Eravamo tanto No tap,  prima di andare al governo

Il progetto non cambia, il Gasdotto Tap si farà. La decisione è stata confermata ufficialmente dal governo italiano a fine ottobre sollevando dure critiche da parte dei comitati di cittadini pugliesi che da molti anni si opponevano all’opera e che fino all’ultimo hanno sperato nel suo annullamento. C’è chi ha strappato la tessera elettorale, chi ha lanciato invettive sui social, chi ha bruciato le bandiere del M5s in piazza.

Com’era prevedibile, il M5s non è riuscito a mantenere la promessa di bloccare tutto. I governi precedenti si erano già formalmente impegnati a livello internazionale, avevano già autorizzato i lavori e assegnato la relativa concessione. Difficilmente si sarebbe potuto bloccare il progetto senza incorrere in richieste di risarcimento danni per miliardi di euro. Il problema è che tutto questo era noto da molto tempo, da ben prima delle elezioni. Non c’era bisogno di andare al governo e leggere le carte per saperlo. Chi ha fatto quella promessa senza alcuna certezza di poterla mantenere ha illuso i cittadini. Non so se in questo caso abbia prevalso l’ingenuità o la furbizia. Continuo a credere alla buona fede degli esponenti del MoVimento che annunciavano dai palchi elettorali: “quando saremo al governo in quindici giorni stoppiamo il Tap” . Ma il risultato non cambia: in politica la serietà impone il realismo, perché un conto è fare opposizione, altro conto è governare. Lo si è visto anche sul dossier Ilva, l’acciaieria di Taranto che il M5s intendeva convertire in un grande polo di green economy. Probabilmente lo vedremo presto anche sulla questione Muos in Sicilia: sembra improbabile la chiusura dell’impianto satellitare militare auspicata dai comitati e dal M5s siciliano.

Quando arrivi al governo ti accorgi quanto sia complicato passare dalle parole ai fatti. Pensavi di entrare nella stanza dei bottoni, poi comprendi che in quella stanza certi tasti non ci sono e certi altri non li puoi toccare.

Un abbraccio da NY

Fiorenzo

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