Genova, una tragedia che attende giustizia

È passato più di un mese dalla tragedia del ponte Morandi di Genova. Un fatto di gravità enorme che mi ha colpito profondamente. Chiunque di noi avrebbe potuto trovarsi su quel ponte e morire senza ragione, mentre lavorava o andava in vacanza. A tutti noi è venuto da domandarsi: si poteva evitare quella sciagura e di chi è la colpa?

 

La tragedia non è stata una fatalità maligna. Al contrario, dice molto dell’Italia, del sistema di opacità, corruzione, inefficienza che caratterizza la gestione dei suoi servizi pubblici. Chi in questi anni aveva il dovere di garantire la sicurezza del ponte, svolgere l’opera di manutenzione straordinaria ed effettuare adeguati controlli (concessionaria e strutture ministeriali) dev’essere chiamato a rispondere delle proprie responsabilità davanti alla giustizia. Lo si deve prima di tutto alle 43 vittime e ai loro familiari.

 

In parallelo e con tempi ugualmente celeri dev’essere avviata la ricostruzione del ponte, che naturalmente dovrà essere a carico della società Autostrade per l’Italia, come pure i risarcimenti alle persone che hanno perso la casa. Sono dell’idea che la titolarità dell’opera debba essere di una società pubblica e non di Autostrade.

 

Ma bisogna pensare anche al futuro. C’è la questione della prevenzione di altre sciagure, attraverso il monitoraggio di tutte le situazioni a rischio. E c’è la questione del contratto di concessione del servizio autostradale, totalmente sbilanciato a favore degli interessi privati. Alcuni di noi già lo sapevano da molti anni, nonostante il silenzio complice dei grandi media. Dopo quel che è accaduto, la revoca della concessione è la scelta giusta, a patto naturalmente che sul piano giuridico sia possibile procedere senza attendere l’esito delle inchieste giudiziarie ed evitando di pagare onerosi risarcimenti ai Benetton e ai loro soci.

 

Ma revocare per fare cosa? Si è parlato di riportare sotto la gestione pubblica il servizio, anche se in merito non c’è accordo nel governo. In linea di principio sono favorevole. Ma occorre comprendere meglio, per farsi un’opinione precisa a riguardo, in quale forma s’intenda “nazionalizzare”. La struttura statale – anche mettendo a gara di volta in volta alcune funzioni come le opere di manutenzione straordinaria e i nuovi investimenti sulla rete –  è in grado di garantire più trasparenza e più efficienza, di tenere sotto controllo costi e tariffe?  Questo è il punto fondamentale intorno al quale devono essere date precise garanzie, in controtendenza rispetto al vecchio sistema delle partecipazioni statali che ha prodotto perlopiù carrozzoni clientelari.

Un abbraccio da New York

Fiorenzo

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