La democrazia diretta non è un’eresia

È davvero scandaloso affermare che le forme attuali della democrazia rappresentativa possono un giorno essere superate attraverso nuovi strumenti di partecipazione? Me lo sono domandato di fronte al fiume di critiche relative alle recenti dichiarazioni di Davide Casaleggio sulla democrazia diretta.

 

Superare la democrazia parlamentare non vuol dire abolire la democrazia. Per chi crede nella democrazia diretta significa introdurre nuovi istituti di decisione dal basso che consentano ai cittadini di contare di più tra un’elezione e l’altra. Il referendum deliberativo senza quorum è uno di questi strumenti. Ce ne sono altri: il potenziamento della legiferazione di iniziativa popolare, l’elezione diretta  a ogni livello di funzionari e dirigenti pubblici, il potere di revoca degli eletti che non rispettino il mandato istituzionale, l’approvazione a suffragio universale delle leggi di maggiore impatto sociale e altri ancora.

 

Invece di gridare all’eresia ogni volta che qualcuno si permette di immaginare una possibile evoluzione delle procedure democratiche, sarebbe opportuno sviluppare un serio dibattito culturale sulle forme possibili della democrazia diretta, che nel medio periodo – secondo me – potrebbe integrare, pur senza sostituire, la democrazia rappresentativa. Delegare tutto il potere pubblico a un gruppo ristretto mettendo una x su una scheda ogni cinque anni, non basta più, se mai è bastato. E comunque la delega non è l’unica forma possibile di democrazia. Oggi la tecnologia consente di consultare i cittadini in tempi rapidi e con buoni livelli di trasparenza. Il mondo intero sta cambiando radicalmente grazie alla rete. Non vedo perché non debba cambiare, con le necessarie garanzie, anche la forma della democrazia.

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