Lo schiavismo è tornato

Dov’eravate quando è tornato lo schiavismo?

A volte penso che i nostri nipoti potrebbero rivolgere a quelli della mia generazione una domanda come questa. Lo schiavismo è tornato in Italia, nella civilissima Europa, noi lo sappiamo ma non facciamo nulla. Perché non ci riguarda, perché siamo presi dai nostri problemi, perché dovrebbero pensarci i politici, perché ci sembra giusto dire: prima gli italiani, perché i più deboli, che oggi sono i migranti, in fondo sono sempre stati sfruttati. E chi gliel’ha detto ai migranti di venire a farsi sfruttare in Italia?

In agricoltura, specialmente al sud, lo schiavismo oggi è una realtà economica che a vari livelli di intensità riguarda circa 400mila lavoratori. Lo dice il quarto rapporto Agromafie e Caporalato-Osservatorio Placido Rizzotto Flai Cgil presentato nei giorni scorsi. Ecco la sintesi che ne fa repubblica.it. Un quadro inquietante. Chiediamo a chi governa di intervenire!

“In totale i braccianti nel nostro Paese sono circa un milione. E i migranti sono una risorsa fondamentale. Nel 2017 ne sono stati registrati 286.940, circa il 28% del totale. A questi dati vanno aggiunte le stime sul sommerso: oltre 220mila stranieri che vengono assunti in nero o che hanno una retribuzione molto inferiore a quella prevista dai contratti nazionali.

Un business che vale 4,8 miliardi
Complessivamente, il business del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura vale 4,8 miliardi di euro. E il tasso di irregolarità è pari al 39%. Tanto che si calcola un’evasione contributiva di 1,8 miliardi. “Questi numeri – si legge nel rapporto – confermano, purtroppo, uno scenario simile agli anni precedenti”.

Al caporale tre euro per un panino 
In tutto, oggi, sono 30mila le aziende che ricorrono all’intermediazione, circa il 25% del totale. Il caporale ingaggia i braccianti e viene pagato dal proprietario dell’azienda, ma anche dagli stessi lavoratori, che devono dargli una parte del loro compenso. E sono costretti a versare anche 5 euro di trasporto per arrivare al campo, 3 euro per il panino, 1,5 per una bottiglietta d’acqua”.

Una paga di 20-30 euro al giorno
La paga media lorda resta tra i 20 e i 30 euro al giorno, 3-4 euro l’ora, da 8 a 12 ore di lavoro (e spesso le ore pagate sono molte meno di quelle realmente lavorate), un salario inferiore di circa il 50% a quello previsto. Le donne, inoltre, percepiscono il 20% in meno rispetto ai loro colleghi. Nei gravi casi di sfruttamento, alcuni migranti percepiscono un salario di 1 euro l’ora”.

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